La plastica è un materiale sintetico onnipresente nella vita di tutti, impiegato massicciamente nell’industria in ogni possibile ambito. Il motivo alla base del largo uso della plastica nella civiltà moderna risiede nella grande versatilità di questo materiale, che lo rede adatto praticamente a tutti i settori. Dal basso costo rispetto ad altri materiali indispensabili nei processi produttivi, è inoltre estremamente versatile e malleabile, caratteristiche che ne hanno determinato un uso cresciuto a dismisura nel corso degli anni.
Ciò che tuttavia non si poteva conoscere in passato era l’impatto di tale elemento sull’ambiente, che oggi appare a tutti gli effetti come uno dei più inquinanti e pericolosi sul fronte ambientale e marino.
L’acquisto di beni in plastica non riciclabile ed un erroneo smaltimento dei rifiuti plastici ha infatti un forte impatto sull’ambiente che non può essere trascurato nelle scelte quotidiane di acquisto. La plastica non smaltita correttamente si riversa nel terreno e, soprattutto, nei corsi d’acqua, accumulandosi lungo coste, insenature ed isole verso le quali sono direzionate le correnti. Si stima che ogni anno finiscano in acqua 570mila tonnellate di plastica pari a circa 33mila bottigliette il minuto e che, inoltre, nel Mar Mediterraneo il 95 % dei rifiuti sia costituito dalla plastica (fonte WWF).
Ma la plastica dispersa nell’ambiente è pericolosa anche per la salute umana, per la flora e per la fauna, a causa dei lunghissimi tempi che impiega per decomporsi: studi in materia hanno dimostrato come siano necessari fino a centinaia di anni per la degradazione dei materiali plastici, che spesso non si decompongono completamente. La plastica rilascia gradualmente minuscole particelle di materiale altamente inquinante che, ingerite dagli animali marini, mettono a rischio la salute, anche quella dell’uomo che come noto si nutre di pesci. Si formano così vere e proprie isole di plastica: enormi accumuli di spazzatura galleggianti che vengono prodotti e spostati dalle correnti e dalle maree, e che si stanno pericolosamente allargando in varie parti del mondo.
I pesci mangiano la plastica e si ammalano, oppure rimangono incastrati in corde o reti abbandonate in acqua. Ma anche uccelli, invertebrati, mammiferi marini e rettili sono vittime della plastica presente nei nostri mari.
Tuttavia nel tempo si sono moltiplicate le campagne per abbandonare gradualmente l’uso della plastica, e approcciare una mentalità “plastic free”. Industrie, aziende, piccole e grandi imprese di tutti i settori hanno annunciato una forte riduzione dell’uso dei materiali plastici, offrendo il proprio contributo nella lotta all’inquinamento. Anche i consumatori possono direzionare le proprie scelte in modo consapevole per ridurre la presenza della plastica in casa e nella vita quotidiana, con enorme beneficio per l’ambiente. Oggi è sempre più facile trovare in commercio prodotti con imballaggi in materiale riciclabile, oppure beni sfusi da raccogliere con borse riutilizzabili; tantissime poi le bottiglie riutilizzabili in vetro o in acciaio, le posate in legno biodegradabile, i dischetti per struccarsi riutilizzabili in tessuto, gli spazzolini in bamboo, ecc. ecc.
I consumatori dispongono inoltre di una potente arma: con le proprie scelte economiche possono sostenere quelle aziende che puntano al plastic free, dirottando verso queste ultime gli acquisti, premiando così l’impegno verso una produzione sempre più attenta all’ambiente e penalizzando chi continua ad utilizzare la plastica per ottenere risparmi sulle voci di bilancio.