#BastaRaggi
Se la solidità dell’Amministrazione dovesse commisurarsi già solo sulla stabilità della Giunta, il continuo rimpasto tra avvicendamenti e dimissioni degli Assessori della Sindaca Raggi dovrebbe già dare la misura del fallimento consumatosi nel corso del mandato della Prima Cittadina.
Dal 2016, infatti, sono 14 gli assessori allontanati o dimissionari dai loro incarichi e soltanto due di loro – l’assessore allo Sport Daniele Frongia (vicesindaco fino a dicembre 2016) e l’attuale vicesindaco con delega alla Cultura Luca Bergamo – fanno parte della giunta sin dall’elezione della sindaca nel luglio 2016.
Il bilancio e coordinamento delle societa’ partecipate
A luglio 2016, nella neonata giunta entrambe le cariche erano presiedute da Marcello Minenna, giornalista ed economista all’università Bocconi che abbandonò l’incarico soltanto due mesi dopo. A seguito della brevissima esperienza di Raffaele de Dominicis – a causa di un’indagine per abuso d’ufficio – subentrò al suo posto Andrea Mazzillo, in carica fino ad agosto 2017. Seguì l’attuale assessore Gianni Lemmetti.
L’assessorato al Coordinamento delle società partecipate ha visto invece diversi cambi di poltrona dopo le dimissioni di Minenna: Massimo Colomban prima (fino a ottobre 2017) e Alessandro Gennaro poi, dimessosi per motivi personali a maggio 2018. Da quella data, la delega alle Partecipate è stata presa dal già assessore al Bilancio Lemmetti.
Ambiente e rifiuti
A metà dicembre 2016, Paola Muraro, assessore all’Ambiente rassegnò le proprie dimissioni. L’ex consulente Ama fece un passo indietro a seguito del ricevimento di un avviso di garanzia per il processo Mafia Capitale e subentrò Pinuccia Montanari, la quale restò in carica per due anni e si dimise dopo la mancata approvazione del bilancio Ama (febbraio 2019). Solo dopo otto mesi dalle sue dimissioni, Roma Capitale è tornata ad avere una figura istituzionale che si occuperà del tanto delicato tema dei rifiuti. Non si tratta di un assessore ma di un delegato, Valeria Allegro, ex assessore del Municipio XII.
Urbanistica e Lavori Pubblici
Agli albori della giunta Raggi, l’assessorato all’Urbanistica e quello ai Lavori pubblici erano entrambi affidati all’ingegnere Paolo Berdini. Dopo la sua rinuncia nel febbraio 2017, vennero spacchettate con Luca Montuori, in carica ancora oggi all’Urbanistica, e ai Lavori pubblici la ormai ex Margherita Gatta (sostituita da Linda Meleo, ex assessore alla Mobilità). Al posto della Meleo, con l’ultimo rimpasto è stato nominato Carlo Cafarotti.
Commercio
Ad aprile 2018 a dimettersi è Adriano Meloni, entrato in polemica pubblica con alcuni consiglieri comunali M5s sulla vicenda della festa della befana e sul regolamento del commercio ambulante, oltre che sul rapporto intrattenuto con gli storici titolari della maggior parte delle licenze del settore. Al suo posto venne nominato Carlo Cafarotti.
Fonti: https://www.tgcom24.mediaset.it/politica/giunta-raggi-un-via-e-vai-di-assessori-siamo-a-14-cambi-in-tre-anni_3233718-201902a.shtml; https://www.affaritaliani.it/roma/virginia-raggi-il-valzer-degli-assessori-la-cronistoria-del-fallimento-m5s-597757.html
IL DISASTRO DEI RIFIUTI
Raccolta differenziata e riduzione dei rifiuti
Nel programma elettorale di Virginia Raggi si leggeva «Efficientamento della raccolta differenziata» e «progressiva riduzione della produzione dei rifiuti».
Ed invece, per la prima volta in 10 anni, nel 2018 la differenziata, anziché aumentare, è diminuita clamorosamente e perfino l’Ama ha dovuto smentire quanto promesso dalla Raggi: nessuna possibilità di arrivare al «70% entro il 2021», si potrà arrivare al massimo al 55% (ora siamo al 45% circa).
La produzione dei rifiuti, quella che doveva «ridursi progressivamente», è invece esplosa, 1,7 milioni di tonnellate nell’ultimo anno, un’inversione di tendenza che non si registrava dal 2010.
L’emergenza
Sono ormai note alla cronaca, perché hanno fatto il giro del mondo approdando anche sul New York Times, le immagini dei cassonetti strapieni in tutti i quartieri, topi che scorrazzano tra l’umido che imputridisce al sole, allerta delle Asl per le condizioni igieniche dei marciapiedi, foto con distese di vermi.
Una situazione emergenziale che ha attirato sulla città di Roma l’attenzione del Paese, oltre che della magistratura che ha aperto una inchiesta per verificare le eventuali responsabilità.
Ma cosa ha fatto concretamente il governo della Sindaca Virginia Raggi per la raccolta e smaltimento dei rifiuti?
Il piano rifiuti
“Non chiamiamoli rifiuti ma materiali post consumo”.
Questo lo slogan con cui Pinuccia Montanari, ex assessore all’Ambiente presentava il piano rifiuti licenziato in giunta ad aprile del 2017.
Se non fosse che questo piano rivoluzionario non sia mai diventato realtà, perché subordinato a due condizioni (no a discariche sul territorio di Roma e no a impianti di trattamento, se non di compostaggio) che si sono poi negli anni rivelati essere una delle, se non la principale, causa della emergenza esplosa sul territorio.
Le promesse su riciclo e compost
I due impianti previsti nel Piano sarebbero dovuti servire per trattare in loco la produzione della frazione umida dei rifiuti, da trasformare in compost e riutilizzare in agricoltura.
A marzo 2018 il Comune depositò i progetti in Regione, Ama però ha impiegato ben sei mesi per reperire dei documenti integrativi richiesti. La Conferenza dei Servizi non è partita prima di marzo 2019. E l’iter si è subito bloccato perché sono emersi pareri negativi legati a vincoli paesaggistici ed espropri dei terreni emessi dagli stessi uffici capitolini.
Nulla si sa poi degli altri 11 impianti indicati nella bozza di piano industriale Ama unico esistente, licenziato dall’ex Cda guidato da Lorenzo Bagnacani: tre per plastica e metalli, due fabbriche dei materiali, quattro per materiali specifici come i Raee, uno per la vetrificazione degli scarti.
Raccolta commerciale
Un fallimento conclamato è stata anche l’applicazione del modello alle utenze non domestiche.
Negozi, scuole, ospedali hanno lamentato per anni disservizi continui, da quando l’appalto del valore di 150 milioni di euro, con esternalizzazione ai privati, avrebbe invece dovuto portare grandi, e positivi, cambiamenti.
Il nuovo servizio si è rivelato fallimentare, come anche testimoniato dall’inchiesta delle Iene che ha documentato come alcuni dipendenti della Roma Multiservizi, deputati a raccogliere i rifiuti di notte davanti agli esercizi commerciali, si limitavano a badgare la targhetta di plastica con codice a barre identificativo del negozio affissa fuori dalle saracinesche dei locali, al fine di certificare il passaggio e la raccolta avvenuta, mentre invece i rifiuti venivano lasciati nei raccoglitori.
I bilanci di AMA
Il fallimento della raccolta dei rifiuti nella città di Roma è indisctuibilmente legato anche alla circostanza che l’applicazione dei modelli (sulla carta anche ineccepibili) avrebbero dovuto contare su un’azienda solida in grado di gestirli ed organizzarli. AMA, invece, come è noto, continua a gestire il servizio per Roma Capitale, senza che sia stato ancora approvato il bilancio 2017, finito al centro del famoso braccio di ferro tra Campidoglio ed ex Cda con annessi risvolti in tribunale, e di conseguenza anche quello del 2018. Un’azienda che sul fronte contabile naviga a vista, appesa a linee di credito che le banche non erogano più, a fornitori che hanno perso fiducia, impossibilitata a progettare e, soprattutto, ad assumere.
Un’azienda che, nel corso dell’amministrazione Raggi ha visto avvicendarsi 7 cambi di vertice.
Un’azienda che dispone di soli 2.500 mezzi, di cui ad oggi sono funzionanti solamente il 55%, poco più della metà.
Eppure nel 2019 Roma Capitale ha deciso di rinnovare il contratto di servizio con Ama, nonostante tutto e nonostante un 2018 caratterizzato dall’incremento della quantità di rifiuti prodotti e da una battuta di arresto della raccolta differenziata percentuale.
Gli interventi della Regione e la discarica in città
La disastrosa situazione dei rifiuti correlata all’inerzia dell’Amministrazione Raggi ha imposto altresì l’intervento della Regione Lazio per tentare di arginare l’emergenza, dapprima con una ordinanza (quella del 5 luglio 2019), poi con la successiva del novembre 2019, nell’ambito della quale si è imposto a Roma capitale di individuare uno o più siti o impianti sul suo territorio che possano essere destinati allo smaltimento dei rifiuti ed infine con quella del gennaio 2020, emanata dopo la minaccia del commissariamento nel caso in cui l’Amministrazione non avesse indicato un sito definitivo per lo smaltimento dei rifiuti.
E’ arrivata quindi la delibera di Giunta del 31 dicembre 2019 che ha individuato Monte Carnevale come sito definitivo. Scelta, questa, che è costata all’Amministrazione ricorsi al Tar presentati da alcuni cittadini con il fine di evitare che venisse costruita una discarica in un luogo ritenuto idrogeologicamente inidoneo, vicino a una area protetta, e alle abitazioni.
E non solo.
Notizie di stampar riportano che la Procura della Repubblica di Roma, in persona della dott.ssa Nunzia D’Elia, a seguito dell’esposto presentato dal consigliere regionale Marco Cacciatore il 3 marzo 2020, avrebbe aperto un fascicolo di indagine proprio in merito all’iter che ha condotto all’emanazione della delibera con la quale Roma Capitale ha individuato la cava di Monte Carnevale come sito definitivo per lo smaltimento dei rifiuti.
Stando a quanto si è appreso, l’ipotesi investigativa siederebbe sulla possibilità che lo scenario del procedimento relativo all’individuazione del sito per la realizzazione della discarica si sarebbe evoluto a vantaggio di soggetti privati, portatori di interessi nel settore della gestione rifiuti e più precisamente della New Green Roma S.r.l., il cui socio di fatto era la Mad S.r.l. di Valter Lozza (indagato dalla Procura di Frosinone nell’ambito dell’inchiesta ‘Maschera’ sul presunto stoccaggio di materiale pericoloso nell’impianto di Roccasecca), alla quale poi sono state formalmente cedute le quote societarie il 23 dicembre 2019, vale a dire solo 8 giorni prima l’emanazione della delibera di Roma Capitale.
Senza contare che il sito di Monte Carnevale, pur effettivamente riportato tra gli 11 siti ritenuti idonei dalla task-force tecnica istituita dalla Regione e dal Comune, non era in alcun modo considerato quello più idoneo dall’Amministrazione Capitolina che, invero, il 20 dicembre, ovvero 11 giorni prima della delibera e 3 prima della cessione delle quote societarie in favore della Mad s.r.l., sembrava indirizzata quasi definitivamente verso la scelta del sito di Tragliatella (https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/12/20/rifiuti-roma-la-nuova-discarica-sorgera-nel-territorio-comunale-verra-costruita-alla-tragliatella-vicino-al-lago-di-bracciano/5630991/).
L’improvviso cambio di rotta dell’Amministrazione Comunale, dunque, sarebbe stato effettuato al solo fine di favorire gli interessi privati, legati alla presenza nella compagine societaria della New Green Roma S.r.l. della Mad S.r.l. di Lozzi.
L’emergenza rifiuti nel Comune di Roma, correlata alla mancanza di impianti e siti di smaltimento è testimoniata anche dai numeri: nel 2018 Ama è stata costretta a spedire fuori regione complessivamente quasi 500 mila tonnellate di rifiuti, con costi non indifferenti. Lo spostamento dei rifiuti, come si legge nel report dell’Agenzia per la qualità dei servizi, ha determinato “un impatto ambientale significativo: per il solo trasporto di questi quantitativi l’Agenzia, insieme al Dipartimento di ingegneria ambientale della Sapienza, ha stimato emissioni di PM10 pari a 5 volte quelle medie annue del TMB Salario. Tutte queste operazioni hanno inoltre determinato un aumento diretto della TaRi pagata dai cittadini romani sempre più insofferenti rispetto al problema dei rifiuti.
Fonti: http://www.romatoday.it/politica/rifiuti-roma-raggi-cosa-ha-fatto.html; https://www.ilmessaggero.it/roma/politica/roma_raggi_tre_anni_bilancio-4565581.html; https://www.lumsanews.it/roma-i-dati-dellauthority-senza-impianti-la-capitale-diventa-una-discarica/; https://www.agenzia.roma.it/it-schede-20-relazione_annuale_2019; https://www.iene.mediaset.it ; https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/05/29/roma-la-procura-indaga-su-malagrotta-2-e-la-delibera-firmata-dalla-sindaca-virginia-raggi/5817059/
TPL
Inutile dire che anche sul versante dei trasporti pubblici, l’Amministrazione di Virginia Raggi ha fallito clamorosamente.
Il trasporto pubblico, infatti, proprio per via della mancata adozione di misure adeguate di implementazione del servizio, non è stato e continua a non essere in alcun modo in grado di far fronte alla complessiva domanda di mobilità e comunque di assicurare tempi di percorrenza certi, tempi di attesa accettabili e ragionevoli, adeguati collegamenti tra le zone della città, condizioni di viaggio secondo standard di qualità, efficienza e sicurezza, rete di TPL capillarmente diffusa su tutto il territorio comunale, congruità delle tariffe.
Trasporto di superficie
Come noto, la produzione di superficie, sulla quale grava la fetta più consistente degli spostamenti nella Città di Roma (circa 2/3), con oltre 250 linee bus e solo 6 linee tram, è calata di oltre il 25% in soli 8 anni, passando dai 112,8 milioni di km nel 2010 agli 84,6 del 2017 e agli 82,4 del 2018. Numerose sono state le soppressioni di intere linee per mancanza bus causa guasti (nel 2018, 1,65 mln di corse soppresse in più del 2015 e circa 4.380 corse di media in meno)
incluse linee essenziali per gli ospedali.
Oltre ad estenuanti attese alle fermate sovraffollate, è frequente vedere bus con display guasti e insegne scritte a mano, pannelli pericolanti, pulsanti di “fermata prenotata” rotti, porte che non si aprono, per non parlare degli oltre 60 autobus andati a fuoco tra il 2018 e il 2019. Mezzi andati in cenere in ogni angolo della città, dall’Appio Latino al centro storico, da Roma Nord alla Pontina.
Senza dimenticare che le vetture hanno un’età media molto alta (12 anni), e la manutenzione si fa sempre più affannosa per mancanza di ricambi e carenza di manutentori.
Secondo un documento del 2019 dell’Agenzia per la qualità dei servizi di Roma Capitale, tra il 2016 e il 2018 circa il 40 per cento dell’intera flotta (tram e treni della metropolitana compresi) è risultato inutilizzabile principalmente per la mancanza di manutenzione e di pezzi di ricambio.
Di rilievo, ai fini del fallimento dell’Amministrazione, anche il drastico ridimensionamento della ferrovia Roma Nord, le decine di linee di superficie soppresse ogni giorno per mancanza di mezzi, il caso dei 70 autobus noleggiati in Israele e rimasti inutilizzati perché violavano le normative europee sulle emissioni inquinanti, l’odissea dei 227 bus acquistati tramite Consip, di cui una parte, per un difetto di fabbricazione, è rimasta bloccata in rimessa e non può uscire in strada, così come i 45 filobus Breda, acquistati dall’amministrazione Alemanno e finiti al centro di un processo per corruzione, che Raggi aveva annunciato di aver rimesso in servizio. Dopo che uno dei mezzi si è letteralmente spezzato in due, i filobus sono rimasti fermi perché nel frattempo è scaduto il contratto di manutenzione e nessuno si è ricordato di rinnovarlo.
Strategia di urbanizzazione
Ma oltre al dato assoluto, la struttura dell’offerta ha riflesso una strategia di urbanizzazione che ha preferito investire sul trasporto su gomma rispetto agli strumenti alternativi, e una strategia la cui opportunità, nel lungo termine, è apparsa quantomeno questionabile. Sebbene infatti una rete di autobus richieda un investimento iniziale inferiore alle alternative – tram e, soprattutto, metropolitana – è allo stesso tempo il mezzo di trasporto meno efficiente, a causa di fattori esogeni quali la congestione del traffico e gli aspetti meteorologici che ne influenzano la performance. Ora, nonostante si sia scelto di investire più risorse sugli autobus, solo il 6% della rete di trasporto su gomma è adibita a corsie preferenziali.
Trasporto metropolitano
E il discorso, in termini di inadeguatezza, non muta neppure passando ad analizzare il trasporto pubblico metropolitano.
Non deve di certo qui rammentarsi la presenza a Roma di sole 3 linee della metro, indiscutibilmente insufficienti per coprire l’enorme estensione della Città e garantire –quindi- la mobilità dei cittadini da una zona ad un’altra della Capitale.
a) Disservizi
Soltanto dall’inizio del 2020, l’Atac ha dovuto chiudere ben nove volte almeno una stazione della malandata linea A. Uno stop ogni quattro giorni, in pratica, senza contare le fermate off-limits per più tempo (su tutti piazza della Repubblica e Barberini), il c.d blue Monday del 21 gennaio, con dimezzamento della linea A, fermate chiuse, navette sostitutive insufficienti, calca alle fermate per salire sui bus, il rallentamento del servizio in entrambe le direzioni di marcia fra Ottaviano e Battistini per un “guasto tecnico” del 22 gennaio, il cedimento della scala mobile della Stazione Furio Camillo del 9 febbraio, la chiusura tra Ottaviano e Battistini del 7 e 11 febbraio.
Nel 2019 la situazione non è stata migliore. Si è registrata una serie costante di disservizi, a cadenza quasi settimanale, tra i quali si annoverano, solo per citarne alcuni, la chiusura delle stazioni Barberini e Spagna dell’11 dicembre, la chiusura della stazione Ponte Lungo per guasto agli impianti tecnici del 5 dicembre, la chiusura della stazione Manzoni per un guasto tecnico del 7 novembre, i disservizi nella tratta da Battistini a Ottaviano in entrambi i sensi per guasti tecnici del 20 e del 29 ottobre, il celeberrimo cedimento della scala mobile con correlativa chiusura della stazione Repubblica del 23 ottobre.
Sulla linea B si è del pari assistito alla chiusura della stazione Bologna per guasto del 12 febbraio, all’interruzione delle tratte del 29 ottobre per la caduta di rami sulla rete elettrica, il blocco dell’intera linea per black out del 25 ottobre, il guasto alla stazione Garbatella con correlativa interruzione del servizio del 22 agosto, il guasto tecnico con correlativa sospensione del servizio del 18 agosto, il guasto alla stazione Magliana con linea in tilt fino a Termini del 6 agosto, il blocco del servizio per guasto tecnico tra Conca d’Oro-Ionio del 25 luglio.
La “nuovissima” Metro C, analogamente alle concorrenti A e B, ha già presentato grandi problemi, a partire dal decoro urbano delle stazioni, alla mancanza di illuminazione nelle stazioni più periferiche con correlativo aumento dei rischi per la sicurezza di chi rientra in tarda sera, per arrivare e concludere con la frequenza delle corse che si attesta (nella migliore delle ipotesi) sui 12 minuti.
Detta in altri termini, la Sindaca Raggi e l’amministrazione hanno continuato a concentrarsi su aspetti marginali della questione trasporti tralasciando le questioni più importanti che stanno finendo di trascinare nel baratro l’intera mobilità cittadina.
Fonti: https://www.ilfoglio.it/roma-capoccia/2020/05/10/news/non-bastava-il-covid-sta-per-scoppiare-l-atac-317014/; https://www.agenzia.roma.it/it-schede-20-relazione_annuale_2019; https://romatoday.it
b) Lo stallo delle infrastrutture
Le talpe della linea C
Con la giunta Raggi l’inerzia relativa alla realizzazione della Metro C ha raggiunto il suo massimo apice: il progetto della tratta Venezia-Clodio è stato bloccato e sottoposto a revisione, senza praticamente mai ripartire. Perché la società demandata al riesame, la partecipata Roma Metropolitane, è stata tenuta in stallo per tre anni, e ora è in via di smantellamento. Vale a dire che il braccio operativo dell’Amministrazione, quello che progetta e manda avanti gli iter per le linee metropolitane, non ha più ricevuto incarichi per tre anni, e sarà chiuso (o meglio, lasciato fallire).
Era il 5 luglio 2019, e dopo 3 anni di mandato, Virginia Raggi annunciava con un tweet che il progetto della linea a piazza Venezia è “sempre più concreto”. Le talpe sono arrivate a destinazione il 2 agosto, ma sono partite solo a inizio settembre per poi fermarsi nuovamente ad aprile 2020 a metà strada tra il Colosseo e i Fori Imperiali per l’ennesima inerzia dell’Amministrazione Comunale.
Come stabilito dalla delibera Cipe pubblicata in Gazzetta ufficiale il 20 marzo sono stati stanziati 10 milioni di euro dal Mit (Ministero dei trasporti) per coprire i costi degli scavi. Nessuno però dagli uffici del dipartimento Trasporti ha firmato nulla. E la normativa prevede che sia il soggetto aggiudicatore a disporre le ultime carte che permettono al contraente generale, Metro C, di proseguire con il cantiere.
Il nodo di San Giovanni rimasto incompleto
Inaugurata nel 2018, come grande risultato dell’Amministrazione Raggi, la stazione San Giovanni ad oggi si presenta ancora incompleta. Il corridoio di collegamento tra i piani corrispondenze delle stazioni delle linee A e C non è mai stato aperto, a causa delle difformità, in termini di normativa antincendio, della stazione della Linea A. Per permettere il completamento del nodo servirebbe adeguare la stazione, ma a quanto risulta nessuno è stato incaricato di progettare l’adeguamento né è stato pianificato di alcun progetto.
In altre parole, due anni dopo, e chissà per quanto altro tempo, per passare dalla Metro C alla Metro A si è obbligati a salire di due livelli, fino al piano atrio, uscire dai tornelli della metro, rientrare nei tornelli dell’altra metro e scendere di nuovo di due livelli.
La dimenticata linea d
Dal 2016 sulla scrivania dell’Assessore ha campeggiato una bozza di delibera che avrebbe permesso, da subito, di far ripartire la progettazione della linea D. Ad oggi ancora non c’è una delibera, ma solo promesse.
I prolungamenti delle metro
Nonostante gli interventi previsti dal PUMS, nessun prolungamento di metropolitana è stato portato avanti nella progettazione.
Roma Metropolitane verso il fallimento
Roma Metropolitane, tra bilanci non approvati (l’ultimo bilancio approvato è del 2014), piani industriali fantasma e paventati licenziamenti rischia il fallimento, ancor più -poi- a seguito della recente sentenza della Corte d’Appello di Roma che ha condannato la municipalizzata al pagamento di oltre 20 milioni di euro al consorzio Metro C Spa, raggruppamento di imprese affidatario dal 2006 dei lavori per la terza linea metropolitana della Capitale“.
Il Comune di Roma dunque se le cose andranno come è presumibile, perderà lo strumento attuativo che si occupa delle Metro, senza aver previsto in alcun modo un altro meccanismo amministrativo per portare avanti i progetti.
Fonti: https://metroviaroma.it/sepolte-le-talpe-metro-c/; https://www.ilsole24ore.com/art/bilancio-raggi-crisi-roma-tre-anni-governo-m5s-AClct8S; http://www.romatoday.it/attualita/metro-c-talpe-ferme-piazza-venezia-perche.html ; http://www.romatoday.it/attualita/metro-c-roma-metropolitane-sentenza-corte-appello-lodo-parziale.html
La gestione dell’emergenza covid-19
Non è andata meglio per quanto concerne la gestione da parte dell’Amministrazione dell’emergenza Covid-19 in riferimento al TPL.
Più in particolare, con l’inizio della c.d. Fase 2 gli utenti hanno denunciato che nelle prime ore della mattina, presso la fermata della metropolitana della Stazione Termini, i vagoni dei convogli della metro B, anziché osservare, come prescritto, un carico massimo del 50% della capienza totale, sono stati completamente riempiti, impedendo, così di fatto, il rispetto del distanziamento.
Nondimeno presso la stazione Tiburtina, sono stati riscontrati dei guasti a tutte le scale mobili presenti per risalire in superficie, ad eccezione di una, che dunque comportano un inevitabile sovraffollamento ed aggregazione di persone, anch’essi in evidente contrasto con la misura del distanziamento di almeno un metro.
Lo stesso è stato documentato da Romatoday.it https://www.romatoday.it/attualita/metro-roma-fase-2-folla-video.html in un video girato il 18 maggio scorso per verificare l’efficienza del TPL di Roma.
Ancora, i pendolari della linea A e C hanno notato che i famosi “marker” che dovrebbero assicurare la distanza di sicurezza di almeno 1 metro, non sono stati posizionati sul pavimento delle banchine in maniera corretta.
A Porta Furba-Quadraro un passeggero ha calcolato che la distanza tra un pallino di attesa e l’altro davanti al binario è di appena 73 centimetri. A Cipro invece la distanza tra un marker e l’altro in una banchina è di 200 metri.
Su Twitter è stata diffusa la fotografia della segnaletica sotto alla stazione Pontelungo posizionata sotto i secchi della spazzatura (https://www.radiocolonna.it/gioie-e-dolori/2020/04/30/fase-2-la-segnaletica-sbagliata-sotto-la-metro-di-roma-posti-occupati-dalla-spazzatura/).
A ciò si aggiungono poi gli assembramenti al di fuori delle stazioni fin dalle prime luci dell’alba e quindi dalla prima corsa delle 5 del mattino, con un’attesa di oltre 1 ora per salire su un vagone. E i mezzi di trasporto, da metropolitana, autobus, tram e treni, si presentano abbandonati alla consueta sporcizia e non sanificati.
La evidente carenza di controlli relativi al rispetto delle misure di contenimento e prevenzione, dai contingentamenti all’utilizzo di dispositivi di protezione da parte dell’utenza è stata denunciata anche dai sindacati di categoria che hanno rilevato “Un nodo irrisolto che abbiamo sollevato già prima dell’inizio della fase 2, con le aziende che non riescono a far fronte esclusivamente col personale a disposizione e il supporto delle Istituzioni che appare ancora decisamente insufficiente”, oltre che testimoniato dallo comunicato stampa di ATAC del 29 aprile.
Fonti: https://www.romatoday.it/attualita/metro-roma-fase-2-folla-video.html; https://www.corrieredellosport.it/news/motori/mobilita/mobilita-roma/2020/05/15-69800908/metropolitana_roma_e_caos_segnaletica_in_fase_2_ma_dopo_18_mesi_riapre_barberini/; https://www.radiocolonna.it/gioie-e-dolori/2020/04/30/fase-2-la-segnaletica-sbagliata-sotto-la-metro-di-roma-posti-occupati-dalla-spazzatura/; https://www.romatoday.it/politica/sciopero-fase-due-trasporti-roma.html
LA SOSTA TARIFFATA
Nel corso dell’Amministrazione Raggi, è stata anche presentata una proposta di modifica della disciplina della sosta tariffata, formalmente al fine di recepire le disposizioni del PGTU approvato nel 2015 e sostanzialmente per aumentare gli introiti delle casse comunali.
La proposta, in particolare, avrebbe lo scopo di comportare talune sostanziali innovazioni alle vigenti disposizioni sulla sosta veicolare su strada, tanto sotto il profilo delle tariffe orarie applicate, quanto sotto quello delle esenzioni e delle agevolazioni.
Il provvedimento dovrebbe prevedere l’adeguamento delle tariffe a tre euro l’ora nella Ztl del centro storico (oggi è a 1,20 euro), mentre nelle restanti aree della zona 1 (entro le Mura Aureliane) da uno a due euro. Nella zona 2, all’interno dell’anello ferroviario, la sosta sarebbe dovuta essere aumentata a 1,50 l’ora mentre nella zona 3, che comprende la fascia verde e si estende nell’ala est della città, ad un euro l’ora.
Dovrebbe inoltre essere prevista l’eliminazione delle strisce bianche, con un correlativo aumento degli stalli a pagamento dagli attuali 75.820 a circa 93.000 (+22%).
Infine la proposta sospenderebbe la tariffa agevolata giornaliera pari ad euro 4,00 per otto ore continuative e la tariffa agevolata mensile pari ad euro 70,00, oltre che le esenzioni per i residenti in Via Appia, Via Cola di Rienzo, Viale Regina Margherita, Via dello Statuto, Via Magna Grecia, Piazza Vittorio, Viale Europa, Viale Parioli, Viale Giulio Cesare, Via Candia, dalle 10,00 alle 18,00 dei giorni feriali.
Una proposta che appare pericolosamente simile alla deliberazione n. 48 del 29 luglio 2014 recante “Modifiche alla nuova disciplina della sosta tariffata”, la cui sorte, come noto, è stata definita in termini di illegittimità dai Giudici amministrativi investiti della questione.
Simile, si è detto, perché al di là del radicale mutamento di orientamento di Enrico Stefàno che, da fermo oppositore della delibera n. 48/2014 quando era consigliere di opposizione, è divenuto fervido sostenitore della proposta nelle vesti di Presidente della Commissione mobilità di Roma, per il resto, quanto ad illegittimità, poco cambia.
Una simile proposta, se deliberata, infatti, avrebbe quale unica conseguenza quella di imporre ai cittadini romani un esborso enorme, a fronte di un contesto di trasporto pubblico in alcun modo implementato e ancora significativamente deteriorato ed inefficiente.
L’adozione del provvedimento, secondo quanto riportato ufficialmente dall’Amministrazione, sarebbe rinviata di qualche mese e precisamente alla prossima estate.
Fonti: https://www.ilmessaggero.it/roma/news/strisce_blu_centro_storico_roma_tariffe-4602630.html; https://www.ilmessaggero.it/roma/news/strisce_blu_stop_aumenti_provvedimento_impopolare-5022081.html; https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/19_novembre_11/dorso-rm-6-nuova-f1corriere-web-roma-d4ad070c-03cb-11ea-a09d-144c1806035c_preview.shtml?reason=unauthenticated&cat=1&cid=8JCa8eAV&pids=FR&credits=1&origin=https%3A%2F%2Froma.corriere.it%2Fnotizie%2Fcronaca%2F19_novembre_11%2Fdorso-rm-6-nuova-f1corriere-web-roma-d4ad070c-03cb-11ea-a09d-144c1806035c.shtml
La sosta tariffata nell’emergenza covid-19
Con ordinanza n. 63 del 18 marzo 2020, la Sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha disposto di sospendere la tariffazione su tutti i posti auto, sia dei parcheggi di scambio di cui all’allegato 1 della medesima ordinanza, sia delle zone oggetto di pagamento della soste su strada di cui all’allegato 2, a decorrere dal 19 marzo 2020 fino alla data del 3 aprile.
Visti il DPCM 1 aprile 2020, con il quale l’efficacia delle disposizioni dei DPCM 8, 9, 11 e 22 marzo veniva prorogata sino al 13 aprile, nonché l’ordinanza del 20 Marzo 2020 del Ministero della Salute e l’ordinanza 28 marzo 2020 adottata dal medesimo Ministero di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con successiva ordinanza del 3 aprile 2020 la Sindaca ha poi disposto la proroga dell’efficacia dell’ordinanza n. 63 del 18 marzo sino alla data del 13 aprile.
A seguito poi dell’emanazione del DPCM 10 aprile 2020, con il quale veniva esteso il periodo di applicazione delle misure urgenti in materia di COVID-19 fino al 3 maggio e “considerato il protrarsi dello stato di emergenza su tutto il territorio nazionale relativo al rischio sanitario connesso all’epidemia da COVID-19, ravvisata la necessità di favorire l’utilizzo dei mezzi privati per coloro che hanno la necessità di spostarsi per le finalità previste nei DPCM emanati e garantire al contempo il rispetto della distanza minima interpersonale dagli stessi decreti prevista”, la Sindaca, con ordinanza del 11 aprile 2020, ha stabilito la proroga sino al 3 maggio 2020 dell’efficacia dell’ordinanza del 18 marzo 2020.
Nonostante il protrarsi dell’emergenza e la vigenza di misure di contenimento del tutto analoghe a quelle poste a fondamento delle ordinanze sindacali del 18 marzo, 3 e 11 aprile, l’Amministrazione Capitolina, tuttavia, dopo il 3 maggio ha ritenuto di non prorogare ulteriormente la sospensione della tariffazione sui posti auto.
La giustificazione della scelta sarebbe che “Eliminando la sosta tariffata, il risultato sarebbe che tutti vorrebbero spostarsi in automobile, anche chi potrebbe farne a meno, creando caos, traffico, congestione, e impedendo la rotazione e quindi l’accessibilità degli spazi. Difficilmente si troverebbe posto negli stalli prima tariffati ed eventualmente gratuiti, proprio perché, in quanto gratuiti, ognuno lascerebbe li l’auto anche oltre il tempo strettamente necessario”.
In buona sostanza, la decisione sarebbe stata votata ad evitare l’utilizzo dei mezzi privati per coloro i quali avevano la necessità di spostarsi nel rispetto delle disposizioni dei DPCM vigenti. Cioè a dire: il contrario -esatto- della motivazione posta alla base delle precedenti ordinanze sindacali che avevano sospeso il pagamento della sosta tariffata.
E ciò, invero, nonostante continuassero a sussistere le medesime, per non dire identiche, condizioni di emergenza che il 18 marzo avevano portato la Sindaca Raggi a promuovere azioni a favore della libera circolazione dei veicoli nelle zona ZTL e dell’abolizione temporanea del pagamento per il parcheggio nei riquadri a strisce blu.
Senza considerare che a causa dell’emergenza l’efficienza del servizio pubblico di trasporto (già precario nel Comune di Roma) risultasse fortemente pregiudicata per via delle necessarie misure di contenimento del rischio di diffusione del COVID-19, misure che, peraltro, il Comune di Roma non è risultato neppure pienamente in grado di attuare e garantire.
La scelta di ripristinare il pagamento della sosta tariffata al fine di scongiurare l’uso del mezzo privato, dunque, è apparsa oltre che irragionevole, fortemente pregiudizievole per i cittadini romani.
Esigere, difatti, il pagamento della sosta tariffata in un momento di forte compressione economica che avrebbe necessitato, invece, sostegno e agevolazioni da parte delle Istituzioni ed in cui il mezzo privato appariva il più sicuro per la salute di chi doveva spostarsi e per mantenere il distanziamento sociale, ha significa di fatto “costringere” i cittadini a scegliere tra la propria salute e le proprie finanze, producendo, in entrambi i casi, un irreparabile pregiudizio.
Fonti: https://www.romatoday.it/politica/coronavirus-strisce-blu-pagamento-4-maggio.html
IL GRANDE PROBLEMA DELLA VIABILITA’ E LE INUTILI SOLUZIONI DELL’AMMINISTRAZIONE RAGGI
Come è noto, quello della viabilità nella città di Roma è un problema radicato che da anni incide e danneggia gli utenti e le attività essenziali della vita nella Capitale.
Eziologicamente correlata al caotico traffico romano è certamente la diffusa pratica della c.d. “sosta selvaggia” che, indubitabilmente, rallenta il traffico e restringe lo spazio riservato al passaggio dei veicoli.
Come documentato da plurimi articoli di stampa, girando per la Città di Roma ed in particolare nel quartiere Prati è possibile vedere automobili parcheggiate sugli stalli dei motorini, alla fermata del bus, in doppia fila davanti alle strisce blu, sulle strisce pedonali, in divieto di sosta, agli incroci, sui marciapiedi, in curva (cfr. ex multis https://roma.repubblica.it/cronaca/2017/01/11/news/roma_sosta_selvaggia_senza_fine_e_caos_dall_esquilino_a_prati-155797871/; https://www.radiocolonna.it/gioie-e-dolori/2018/03/08/sosta-selvaggia-nel-cuore-di-roma-tra-lindifferenza-generale/; https://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/roma_sosta_selvaggia_piazza_spagna_26_agosto_2018-3934794.html ).
La casistica di sosta selvaggia nella capitale, insomma, è varia e si rinnova ogni volta, con l’aiuto di tre costanti: la carenza endemica di parcheggi, il moltiplicarsi delle auto e l’assenza dei vigili urbani sul territorio.
L’inerzia del Comune di Roma rispetto a tale gravissima situazione è stata oggetto di molteplici esposti/diffide presentati dal Codacons che, oltre a segnalare la situazione di disagio per altre autovetture e i mezzi in marcia, nonché per i pedoni ed i disabili che sono costretti a fare lo slalom tra tutti gli ostacoli presenti, soprattutto nel quartiere Prati, ha diffidato espressamente le Amministrazioni competenti ad adottare tutti gli opportuni provvedimenti al fine di porre rimedio alla situazione.
Ci si sarebbe attesi che l’Amministrazione Locale impegnasse le proprie risorse per adottare tutti gli atti a ciò finalizzati, andando ad intervenire non solo -in ottica repressiva- mediante ordini di servizio determinazioni e note che impongano un costante controllo (e tempestiva rimozione) delle autovetture, ma soprattutto -in un’ottica preventiva- con manovre efficaci atte ad incidere e -per il vero- a risolvere le reali cause dei disagi nella viabilità.
Per converso, nel corso dell’Amministrazione Raggi si è assistito, da un lato, alla sospensione del bando per l’affidamento esterno del servizio rimozione auto, pubblicato il 31 maggio 2018, a tre anni di distanza dallo stop ordinato (nel 2015) dal Comando generale della Polizia Locale per presunte violazioni in materia fiscale da parte di due singole ditte aderenti al Consorzio Laziale Traffico e, dall’altro, all’approvazione della delibera dell’Assemblea Capitolina n. 75/2018 in materia di Congestion charge.
Con tale ultimo provvedimento, in particolare, il Comune ha avviato un percorso di studio, approfondimento e condivisione con tutti gli stakeholder della città, che potrebbe portare da qui a due anni all’introduzione del pagamento di una tariffa per l’ingresso in auto nelle zone più centrali della città (tra cui è ricompreso anche il quartiere Prati – cfr. https://www.ilmessaggero.it/roma/campidoglio/ecopass_roma_congestion_charge_centro-4125344.html), così ipotecando enormi fondi delle casse locali nell’ambito di una manovra che, non solo non risulterà inutile rispetto alla gravissima situazione in cui versa la città di Roma, ma che inibirà l’impiego di risorse per far fronte alle reali esigenze.
E di più. Dovendosi, per ovvie ragioni, escludere in radice l’ipotesi che l’Amministrazione non sia a conoscenza dei problemi della Capitale in punto di viabilità e soste selvagge, va da sé che la scelta di impiegare le (poche) risorse finanziare di cui dispone per l’attuazione di una misura “vuota”, quale è la Congestion charge, risponde alla sola ed unica volontà di aumentare gli introiti delle casse comunali, con buona pace dei (superiori) pubblici interessi che, invece, dovrebbero essere primariamente perseguiti.
L’introduzione di un pedaggio per l’accesso alle zone più centrali della città, invero, non solo non diminuirà il transito e la sosta selvaggia delle auto nelle zone delimitate, ma comporterà un aggravio di costi per i cittadini che, come contropartita, non otterranno alcun miglioramento dei servizi.
L’unico beneficiario della manovra sarà dunque il Comune, le cui casse, tra i pedaggi e le multe (ancorché sporadiche), aumenteranno esponenzialmente senza, tuttavia, restituire alcun servizio alla Città.
Fonti: https://roma.repubblica.it/cronaca/2017/01/11/news/roma_sosta_selvaggia_senza_fine_e_caos_dall_esquilino_a_prati-155797871/; https://www.radiocolonna.it/gioie-e-dolori/2018/03/08/sosta-selvaggia-nel-cuore-di-roma-tra-lindifferenza-generale/; https://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/roma_sosta_selvaggia_piazza_spagna_26_agosto_2018-3934794.html; https://www.ilmessaggero.it/roma/campidoglio/ecopass_roma_congestion_charge_centro-4125344.html
IL VERDE PUBBLICO
Altro fallimento dell’Amministrazione Raggi è indubitabilmente la gestione del verde pubblico.
Si leggeva nel volantino del 2016 «Elaborare programmi annuali di manutenzione del verde e delle alberature». Ed invece, in quasi quattro anni, l’amministrazione è riuscita ad affidare una sola gara, quella sulle potature parziali del valore cinque milioni di euro. Tutte le altre sono ancora bloccate tra farraginosi meccanismi burocratici e commissioni aggiudicatrici che non si riuniscono.
I due lotti della gara per la riqualificazione di Villa Borghese, per un importo di due milioni, non sono mai stati aggiudicati nonostante il bando sia scaduto a marzo del 2019. Nello stesso periodo si è conclusa la procedura da 1.721.000 euro per Villa Pamphili ma dell’appalto nessuna traccia.
L’importo da ben 45 milioni per le potature a Villa Ada, Castel Fusano e molte altre aree verdi è bloccato tra le poste del bilancio cittadino in attesa di essere speso perché anche in questo caso le buste non sono state aperte nonostante la scadenza per le domande sia stata fissata al 18 dicembre 2019.
Stessa sorte per i 35 milioni disponibili per il concorso triennale per gli otto lotti in cui sono state divise tutte le aree verdi della città, che è scaduto il 22 luglio del 2019. In questo mega concorso sono inclusi gli spartitraffico che, con le erbacce infestanti, costituiscono un pericolo per automobilisti e pedoni. Solo nel IX Municipio, il bando prevede di investire 6,5 milioni di euro per la manutenzione di strade importanti tra le quali viale Beethoven e viale America.
Nei Municipi III e V sono oltre sei i milioni di euro da spendere per i grandi assi stradali di Portonaccio, largo Preneste, Monti Tiburtini, Togliatti.
Il Campidoglio, consapevole della stasi, ha pensato ad una soluzione “ponte” in attesa che partano le gare: ha stanziato 350 mila euro per i lavori di emergenza, per ripulire cioè le aree a maggior rischio. Ma una somma così contenuta per un territorio sconfinato è una goccia nel mare.
E nel frattempo il degrado del verde pubblico è sotto gli occhi di tutti.
Non si contano, infatti, gli alberi caduti nel corso dell’Amministrazione Raggi.
In tutto il 2016, prima dell’insediamento, a Roma erano caduti 48 alberi. Nel 2018, quasi 400. Un aumento del 730%. Sul punto, nel febbraio 2019, la Procura della Corte dei Conti ha aperto un fascicolo per verificare la sussistenza di eventuali responsabilità relative alla mancata manutenzione del verde ed in particolare delle piante ritenute pericolanti.
Si contano invece quelli abbattuti e non sostituiti: oltre 10mila.
La situazione nelle ville e nei Parchi di Roma è disastrosa.
Edifici storici abbandonati a sé stessi, sfregiati da continui atti vandalici, a rischio di crollo o nella migliore delle ipotesi ostaggi di cantieri eterni, rifugio per senzatetto o teatro per rave party, nella cornice di una vegetazione allo stato brado che attraversa sentieri dissestati, sui quali è dato scorgere alberi crollati da tempo o tagliati e poi dimenticati, mucchi di legname e potature frutto degli scarsi interventi nel parco, recinzioni crollate, tubature divelte e scoperte, cartelli vandalizzati o riversi a terra.
Fonti: http://www.diarioromano.it/gli-appalti-per-il-verde-a-roma-restano-un-miraggio-facciamo-il-punto-su-potature-e-sfalci/; https://www.ilmessaggero.it/roma/politica/roma_raggi_tre_anni_bilancio-4565581.html; https://www.lastampa.it/roma/2020/01/20/news/la-strage-degli-alberi-a-roma-raggi-li-abbatte-i-cittadini-insorgono-1.38359791; https://www.ilmessaggero.it/roma/news/roma_ville_parchi_degrado-4574156.html; https://www.leggo.it/italia/roma/roma_villa_borghese_galoppatoio_degrado_stalle_abbandonate_rifiuti-4907033.html; https://www.radiocolonna.it/economia/2019/09/23/villa-ada-sprofonda-nel-degrado-la-salvano-i-volontari/; https://roma.repubblica.it/cronaca/2019/08/09/foto/roma_degrado_e_vandali_a_villa_pamphilj-233314529/1/#1; https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/24/roma-degrado-e-rifiuti-a-villa-borghese-la-denuncia-parco-abbandonato-a-se-stesso-il-comune-a-breve-nuovi-lavori/4696279/; https://www.youtube.com/watch?v=XRh-FgIc078; https://www.ilmessaggero.it/pay/edicola/roma_tagliati_alberi_sani-4359597.html
I CIMITERI CAPITOLINI
Analogamente, anche sotto il profilo della gestione dei servizi cimiteriali di Roma Capitale, nel corso dell’Amministrazione Raggi si sono potute riscontrare negligenze ed inerzie che hanno portato i cimiteri nell’attuale stato di degrado.
Sono molteplici, invero, le notizie di stampa che hanno descritto negli anni, con corredo di nutrita documentazione fotografica a riscontro, rifiuti sparsi sui marciapiedi a antistanti l’entrata del Cimitero Verano, lapidi distrutte, ponteggi abbandonati, transenne, piante abbattute, vasi rovesciati, residui di materiale edile (calcinacci, mattoni) dimenticati.
Analogamente, sul versante del Cimitero Flaminio sono stati documentati vialetti difficilmente percorribili perché dissestati da voragini e buche, scalinate coperte di erba e rifiuti di ogni tipo, escrementi di piccioni e loculi danneggiati nelle cappelle, cavi elettrici lasciati scoperti, alberi crollati da tempo o tagliati e poi dimenticati, recinzioni crollate, ferri ossidati in vista, intonaci distaccati in più punti e infiltrazioni d’acqua diffuse nelle palazzine O, P e Q del Cimitero Flaminio dove il 9 gennaio 2019 sono dovuti intervenire anche Vigili del Fuoco che, in via cautelativa, hanno dovuto disporre l’interdizione all’accesso del pubblico del primo piano e delle scale dei tre edifici.
Al Cimitero Laurentino, allo stesso modo, si è assistito allo sprofondamento delle lapidi nel terreno e le famiglie dei defunti hanno lamentato che da tempo le ossa rimangono nella struttura cimiteriale senza seguire la prassi prevista. Le spoglie, invece di essere inumate e trasferite negli appositi fornetti oppure all’ossario di Prima Porta, restano oltre il tempo dovuto in alcune casupole presenti nel cimitero Laurentino.
Nondimeno, i progetti di ampliamento del Cimitero Laurentino sono completamenti fermi dal 2017.
L’Amministrazione Raggi, quindi, nonostante i suoi compiti di coordinamento, vigilanza e controllo sulla qualità dei servizi espletati da AMA S.p.a. in qualità di affidataria, così come previsto in tutti i contratti di servizio, sembra essere rimasta inerme per tutti gli anni del suo mandato, trasformando così i Cimiteri Capitolini in aree di estremo degrado che oggi, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti.
Fonti: https://roma.repubblica.it/cronaca/2018/09/11/foto/degrado_e_incuria_al_verano_il_cimitero_di_roma_e_terra_di_nessuno-206132084/1/#1; http://www.ilgiornale.it/news/cronache/degrado-e-furti-tombe-quei-cimiteri-capitolini-saccheggiati-1456734.html; http://www.diarioromano.it/verano-gli-alberi-pericolanti-e-il-degrado-del-cimitero-monumentale/; https://roma.repubblica.it/cronaca/2018/10/22/news/roma_-209683690/; https://tv.iltempo.it/roma-capitale/2019/11/25/video/roma-cimitero-prima-porta-rifiuti-ama-discarica-piazzale-flaminio-video-1245395/; https://www.ilmessaggero.it/roma/news/verano_roma-4625034.html; https://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/verano_cimitero_recintato_cittadini_non_possono_fare_visita_ai_propri_cari_la_risposta_ama-3975077.html; http://romanord.romatoday.it/prima-porta/cimitero-flaminio-degrado-ama.html; https://www.secoloditalia.it/2019/07/lultima-beffa-della-raggi-i-romani-non-possono-onorare-neanche-il-caro-estinto/; https://roma.repubblica.it/cronaca/2018/12/06/foto/il_cimitero_flamino_tra_incuria_e_degrado_lapidi_rotte_crepe_sui_muri_e_intonaco_a_pezzi-213576625/1/#1; https://www.dire.it/13-09-2019/367100-video-roma-viaggio-nel-degrado-dei-cimiteri-qui-e-un-inferno/; www.youtube.com/watch?v=vhIJnOnRFwY&feature=youtu.be; http://eur.romatoday.it/laurentino/cimitero-laurentino-tombe-sprofondate-ampliamento-fermo.html
LE BUCHE DI ROMA
Altro punto decisamente critico della Amministrazione Raggi è la gestione della manutenzione del manto stradale del territorio della Città di Roma.
E’ sufficiente fare una passeggiata lungo le vie della Capitale, dal centro alle periferie, per imbattersi in strade disfatte, piene di buche, crepe, incrinature.
Basta che l’attenzione diminuisca un secondo, che si abbassi un attimo la guardia – sia che ci si muova a piedi che con i mezzi pubblici, che con i propri mezzi privati – e si rischia di cadere o di essere coinvolti in incidenti, con conseguenze anche molto critiche.
La rassegna stampa sul tema è imponente e consegna ad oggi uno spaccato inquietante della situazione stradale romana:
Si è giunti persino a parlare di Crateri day “con strade ridotte a pezzi per neve, gelo e pioggia”(https://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/sos_crateri_in_tutta_la_citta_serve_un_piano_marshall-3590172.html).
O ancora si è evidenziato “uno scooter su 5 ko per le buche: 230 mila incidenti.. 80mila centauri su 400mila denunciano danni” (http://roma.repubblica.it/cronaca/2018/04/04/news/roma_uno_scooter_su_5_ko_per_le_buche_230_mila_incidenti-192924061/).
E altrettanto “Le buche fanno sempre più morti. Alta velocità e mancanza di controlli: incidenti fatali su del 20%….. a Roma si registra un aumento del 20% degli incidenti stradali mortali e le vittime, in questo primo trimestre del 2018 sarebbero decine. Morti che vanno a sommarsi alle centinaia di feriti causati anche dalle buche e dal pessimo stato del manto stradale di Roma (http://www.iltempo.it/roma-capitale/2018/03/15/news/le-buche-fanno-sempre-piu-morti-1055771/)”.
Persino “Incidenti ed investimenti mortali Roma febbraio-marzo 2018.Incidenti, a Roma strage infinita: nove morti in dieci giorni. Bollettino di guerra sulle strade della Capitale. Nel primo semestre del 2017 furono 70 le vittime della strada (http://www.romatoday.it/cronaca/incidente-stradale/morti-roma-febbraio-marzo-2018.html)”.
Le buche impediscono financo lo svolgimento di eventi di rilevanza internazionale: “Il Giro d’Italia fermato dalle buche” di Roma, hanno titolato i giornali pochi mesi fa (http://www.romatoday.it/politica/giro-d-italia-buche-strade-polemiche-raggi.html).
Secondo l’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi di Roma Capitale, le Assicurazioni di Roma tra il 2016 e il 2018 hanno erogato 1,7 milioni di euro di rimborsi per gli incidenti provocati dalle buche (https://www.ilmessaggero.it/roma/news/buche_risarcimenti-4919451.html).
Il “Rapporto 2019 sulle statistiche dell’incidentalità nei trasporti stradali” del MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) ha evidenziato che gli incidenti stradali rilevati dalla Polizia Locale di Roma Capitale dall’1 gennaio al 27 novembre 2019 avvenuti su tutto il territorio del Comune, dentro e fuori dal Grande Raccordo Anulare (escludendo lo stesso) sarebbero ventisettemila con feriti, 111 vittime della strada, 12.568 feriti con 184 refertati nei vari nosocomi con prognosi gravi.
Quanto al 2018, il conteggio di Aci-Istat (http://www.aci.it/fileadmin/documenti/studi_e_ricerche/dati_statistiche/incidenti/Incidenti_stradali_2018.pdf pag. 15) indica Roma come la città più pericolosa d’Italia con 110 morti, un dato inconcepibile se confrontato con le 43 vittime di Milano, le 32 di Torino, le 25 di Napoli. Dunque, un terzo degli impatti più devastanti nelle metropoli italiane avviene a Roma (110 su 335 in totale). Tra l’altro, rispetto al 2017, a Roma i decessi sono cresciuti da 97 a 110 ed è grave anche la situazione dei pedoni: nelle 14 metropoli, le vittime sono state 152 in tutto il 2018, e oltre un terzo sono nella Capitale.
Si tratta, in termini, di una situazione emergenziale che -ad oggi- soprattutto per via dell’inerzia dell’Amministrazione Raggi, sembra continuare a rappresentare una costante per tutti i cittadini romani, oltre che per la stessa Città di Roma.
http://www.iltempo.it/roma-capitale/2018/03/15/news/le-buche-fanno-sempre-piu-morti-1055771/
(http://www.romatoday.it/cronaca/incidente-stradale/morti-roma-febbraio-marzo-2018.html
http://www.romatoday.it/politica/giro-d-italia-buche-strade-polemiche-raggi.html
(https://www.ilmessaggero.it/roma/news/buche_risarcimenti-4919451.html
http://www.aci.it/fileadmin/documenti/studi_e_ricerche/dati_statistiche/incidenti/Incidenti_stradali_2018.pdf ; http://www.mit.gov.it/node/12095
La destinazione dei proventi delle multe
La disastrosa situazione delle buche nella città di Roma, al di là della conclamata inerzia dell’Amministrazione Raggi, è apparsa essere legata anche ad una non corretta gestione dei fondi destinati alla manutenzione stradale.
Secondo una inchiesta nata a seguito di un esposto presentato dal Codacons, infatti, i proventi delle multe elevate a carico dei cittadini, che in virtù degli artt. 142 co. 12 e ss. in combinato disposto con l’art. 208, co. 4 del Codice della Strada dovrebbero essere destinati alla realizzazione di interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali, sono invece stati utilizzati per finanziare altre voci di spesa come arredi per uffici, cancelleria per la polizia locale, musei e generi alimentari. A titolo esemplificativo e non esaustivo, si elencano: “accessori per uffici e per alloggi” vincolo U103020200500AG, “generi alimentari per protezione civile” vincolo U103010201102AA, “manutenzione beni mobili e arredi” vincolo U103020900300SR, “assistenza alloggiativa nei residence e negli alberghi” vincolo U10302150080SAR, “utenze elettriche erogate dall’Acea (quali attività culturali, di spettacolo; mercato all’ingrosso delle carni; musei, mostre e pinacoteche; uff. tecn.- assist., programmazione e progettazione lavori pubblici e imp. tecn.;museo di zoologia; gestione patrimonio immobiliare; asilo nido)” vincolo U103020500400SB, “prestazioni di lavoro straordinario per Roma Capitale per il personale a tempo indeterminato” vincolo U10101010030V20, “utenze elettriche (extra gara cuc – competenza simu) musei, mostre e pinacoteche”, “utenze e canoni per il gas” vincolo U10302050060GAS, “contratto di servizio Romeo gestioni spa -patrimonio” vincolo U10302159990ROM, “contributo all’istituzione sistema delle biblioteche” vincolo U1010102990T15 e nel bilancio del 2015 la voce “contributi previdenziali e assicurativi per Roma Capitale e Giubileo” vincolo U10102010010V21.
La Procura della Repubblica di Roma ha quindi aperto un fascicolo per accertare non solo se e per quale ragione i fondi destinati alla manutenzione vengano investiti in altre voci di spesa, anche per verificare eventuali responsabilità per la impropria manutenzione del manto stradale, con interventi di scarsa qualità (e verifiche con controllori compiacenti), e di lavori che pur essendo stati previsti dalle voci di spesa, non sono mai stati effettivamente realizzati.
IL CASO DEL POTABILIZZATORE ACQUA TEVERE – c.d. TEVERE DA BERE
Nel dicembre del 2017 fu presentato da Acea S.p.A. il progetto denominato «Adeguamento e potenziamento dell’impianto di Grottarossa per la potabilizzazione delle acque del fiume Tevere» con il quale i cittadini romani, in particolar modo quelli residenti nel versante a Nord di Roma, potranno bere l’acqua del Tevere. Il progetto, è costato intorno ai 12 milioni di euro, e riguarda la realizzazione di un depuratore-potabilizzatore sulla Flaminia, nei pressi del deposito Atac e della stazione Grottarossa della Ferrovia Roma Nord e poco distante dal vecchio depuratore che venne sequestrato nel giugno del 2011 dalla Magistratura per «ripetuti malfunzionamenti».
Un progetto, come riportato nei vari articoli di stampa «voluto dalla sindaca Raggi e dalla Regione Lazio, in nome dell’emergenza idrica». Circa 500 litri al secondo, quanto dovrebbe bastare per incrementare la portata d’acqua che serve a soddisfare la sete dei residenti di Roma Nord soprattutto nei mesi di giugno e settembre, prima e dopo le ferie, quando la città è ancora in piena attività e la richiesta di acqua è maggiore.
Dunque, un progetto che potrebbe esser definito lampo poiché non ha incontrato alcun ostacolo burocratico da parte della Pubblica Amministrazione (via libera al progetto dopo un’istruttoria lampo durata appena 51 giorni) ma anche silenzioso dal momento in cui nessun utente sembrerebbe esser stato messo nella condizione di conoscere un simil progetto.
Nondimeno, se da un lato il progetto avrebbe permesso di fronteggiare il problema siccità nei mesi estivi, dall’altro non avrebbe previsto alcun adeguamento di risistemazione dell’impianto idrico (si rammenta come nelle acque del fiume Tevere, confluiscono numerosi scarichi civili ed industriali).
Ad oggi, dopo ben 12 Milioni spesi, il potabilizzatore non è ancora entrato in funzione.
Fonti: https://www.vignaclarablog.it/2019080587896/roma-nord-togliera-sete-acqua-tevere/
https://www.vignaclarablog.it/2020052293150/a-roma-nord-presto-si-berra-lacqua-del-tevere/
https://roma.fanpage.it/roma-ha-sete-e-acea-vuole-dare-da-bere-ai-romani-lacqua-del-tevere/
https://www.dinamopress.it/news/acea-tevere-bere-gli-sprechi-della-rete-idrica/
https://www.dinamopress.it/news/acea-tevere-bere-gli-sprechi-della-rete-idrica/
2° POTABILIZZATORE
Dopo il primo potabilizzatore del Tevere da 500 litri al secondo ultimato a fine 2018 e ancora mai avviato, Acea Elabori – l’area tecnica di Acea – ha ricevuto l’incarico di progettare un secondo impianto industriale di potabilizzazione del Tevere, ma stavolta cinque volte più grande del primo, ossia capace di succhiare 2500 litri di acqua al secondo.
Per reperire l’acqua necessaria a dissetare Roma e provincia, il Campidoglio e Acea non sembrano voler puntare sulla necessaria e improcrastinabile risistemazione della rete idrica: un colabrodo che nel Lazio si perde per strada circa il 44% dell’acqua immessa in conduttura (dati Regione Lazio). Ma continua a puntare su impianti di che presentano numerose problematiche igienico-sanitarie e ambientali, come quello che punta a dare acqua non potabile a ville, giardini e fontane di Roma, ma prosciugando il fiume Arrone e lasciando a secco 160 aziende agricole: un vero scandalo.
Fonti:https://www.ilcaffe.tv/articolo/66460/tevere-da-bere-acea-pronta-a-costruire-un-2-potabilizzatore
IL FALLIMENTO DEL PIANO ROM
A più di tre anni dall’approvazione del “Piano di indirizzo di Roma Capitale per l’inclusione delle popolazioni rom, sinti e caminanti” del il 31 maggio 2017, il bilancio è impietoso, come rappresentato dal report “Dove restano le briciole” dell’associazione 21 luglio.
Degli 11 villaggi attrezzati e insediamenti “tollerati” inclusi nel Piano, solo il Camping River ha veramente chiuso i battenti. Mentre nei campi de La Barbuta, alle porte di Ciampino, e Monachina, in zona Aurelia, che dovrebbero essere smantellati entro il 2020, le operazioni procedono a rilento. Solo il 19 per cento delle famiglie, infatti, avrebbe sottoscritto il “Patto di responsabilità solidale”, aderendo almeno nelle intenzioni al percorso di fuoriuscita dal campo. E nel frattempo si moltiplicano le presenze all’interno delle baraccopoli abusive.
Il primo nodo riguarda gli strumenti previsti dal Piano per superare la logica del ghetto. Spetta alle famiglie, a fronte di un contributo erogato dal Comune di Roma (il famoso “Buono casa”), trovare un alloggio alternativo. Una impresa sostanzialmente irrealizzabile.
Tanto che, dopo lo sgombero del luglio 2018, solo 12 dei 97 nuclei familiari residenti al Camping River hanno avuto accesso ad un appartamento.
A un anno dall’inizio delle attività nel villaggio de La Barbuta, solo 3 agenzie immobiliari su 62 si sono rese disponibili a siglare un accordo di partenariato per la ricerca di alloggi privati.
Stessa sorte per i rimpatri assistiti. Sempre guardando ai risultati prodotti dallo smantellamento del Camping River, infatti, la misura ha interessato appena 12 nuclei familiari. Ma solo nella metà dei casi il percorso è andato a buon fine poiché “le progettualità abitative e lavorative nei luoghi di destinazione non sono realmente mai partite. “La maggior parte delle famiglie sgomberate – si legge nel report – si sono in realtà rifugiate presso insediamenti formali e informali della Provincia di Roma”. Un effetto collaterale che questa amministrazione sembra non aver messo in conto. Attualmente sono 338 le baraccopoli disseminate ai quattro angoli della Capitale. Se nel 2017 il numero delle persone censite al loro interno era di circa 1.200 unità, nel 2019 si è registrato un incremento del 66 per cento (+800 unità). Nello stesso arco di tempo, negli insediamenti formali c’è stato un decremento delle presenze del 27 per cento (-1.245 unità).
Fonti: https://www.21luglio.org/category/comunicati-stampa/; https://www.ilgiornale.it/news/roma/roma-flop-piano-rom-crescono-accampamenti-abusivi-1834382.html
LE PERIFERIE DIMENTICATE – DA TOR BELLA MONACA A BASTOGI, PASSANDO PER CASAL BRUCIATO
Le mancate promesse in merito alla rassegnazione e la manutenzione delle case popolari.
In quartieri emergenziali dove da sempre vige la criminalità alcuna promessa è stata mantenuta.
Ed il problema più grande, lo stato degli alloggi popolari, non è mai stato risolto.
A Tor Bella Monaca, ad esempio, il 70 per cento della popolazione degli abitanti del quartiere vive in edifici di edilizia residenziale pubblica che versano in condizioni disastrose. Quando Raggi si candidò, promise che li avrebbe restaurati, ma non è stato fatto nulla.
La situazione non è migliore nel quartiere Bastogi.
Il complessone di sei edifici, celebre grazie al film “Come un gatto in Tangenziale”, fu assegnato quasi 30 anni fa ad alcune famiglie per far fronte all’emergenza abitativa.
Si trattava di una aggiudicazione temporanea. Poi però, pur essendo di proprietà del Campidoglio, gli alloggi non sono stati mai inseriti nel sistema Erp (edilizia residenziale pubblica). In questo contesto al limite tra mala gestione amministrativa e totale irregolarità è accaduto – a sentire le denunce di alcuni residenti e comitati – che una parte degli appartamenti sia finita nell’amministrazione illegale di una famiglia malavitosa. Le palazzine, inoltre, non sono attaccate alla normale rete a gas e così all’interno ci sono più di 500 bombole.
Sempre sul fronte della mancata manutenzione dell’edilizia popolare, nel corso dell’Amministrazione Raggi si è assistito a plurime proteste da parte dei cittadini per la mancanza di riscaldamento nelle abitazioni durante l’inverno.
Da Casal Bruciato a Villa Gordiani, passando per Ostia e tutte le zone che hanno riscontrato criticità, gli abitanti sono stati costretti a far fronte al gelo con mezzi di emergenza, a causa di caldaie vecchie e pezzi da cambiare, problemi sulla rete di distribuzione e sui tubi che corrono sotto terra, mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria.
A San Basilio, nel 2017, gli inquilini dei palazzi comunali di via Gigliotti e via Girolamo Mechelli hanno finanche dovuto provvedere autonomamente ad arginare la fuoriuscita di liquami dalle fogne e la massiccia presenza di topi nelle abitazioni.
Il caso delle presunte morosità delle case popolari di via Gonin
Nelle case popolari di via Francesco Gonin, secondo quanto rilevato dal Laboratorio Una Donna per la tutela dei diritti delle donne e dei deboli, il Comune di Roma, tramite diverse società di riscossione, dalla Romeo alla Prelios, dall’Isveur ad Aequaroma avrebbe chiesto alle singole famiglie (circa 20.000) un totale di 100 milioni di euro per presunte morosità, senza però avere né estratti conto debitori certificati né, sembrerebbe, neanche in formale passaggio di documentazione tra le diverse società. Non solo, ma pur non avendo certezza del debito, né tanto meno della riscossione dello stesso, ha inserito la cifra a Bilancio comunale, un artificio per dire di poter contare su dei soldi che in realtà non ci sono, non arriveranno e, come detto, non sono stati neanche correttamente conteggiati.
Sulla gran parte delle morosità contestate, secondo l’associazione, penderebbe l’incognita della precisione della richiesta. Ad oggi, infatti, non è possibile venire a capo delle richieste di pagamento, perché dopo decine di richieste, solleciti, esposti e denunce, il Comune di Roma non rilascia un estratto conto debitorio certificato.
La Raggi ha basato la sua campagna elettorale sul tema della trasparenza e del rapporto con i cittadini; se è vero che lo slogan dei 5 Stelle era ‘Uno vale uno’, ad oggi possiamo dire che si è trasformato in ‘Uno vale nessuno’, vista la sistematica violazione dei diritti dei singoli cittadini delle cape popolari.
Il caos affrancazioni
Il tema delle affrancazioni relativo alle abitazioni realizzate nei piani di zona in regime di edilizia convenzionata acquistate a prezzi ribassati e rivendute a prezzi di mercato sulle quali pesa una sentenza del Tribunale dal 2015 per introiti indebiti, nonostante ancora oggi risulti essere una delle maggiori piaghe che affligge la città di Roma, non è stato in alcun modo risolto dalla Amministrazione Raggi.
Ed anzi, come denunciato nel giugno del 2019, le procedure di affrancazione previste dal Comune procedono – per usare un eufemismo- in tempi biblici (nonostante la definizione delle istanze per l’affrancazione, considerando le circa 250 mila case in edilizia sociale, farebbe acquisire alle Casse comunali potenzialmente 7 miliardi di euro) il più delle volte con macroscopiche imprecisioni burocratiche e, soprattutto, incertezze di fondo. Il Comune, infatti, non si limita a richiedere al privato cittadino una somma ingente – da pagare, beninteso, per intero entro 60 giorni dal ricevimento della raccomandata, pena la decadenza della domanda – , ma precisa che tale importo è “a titolo di acconto, salvo conguaglio”. Conguaglio che potrebbe essere richiesto al cittadino in qualsiasi momento, e potrebbe tradursi presumibilmente in ulteriori somme da pagare.
Fonti: http://www.romafaschifo.com/2020/02/piani-di-zona-e-caos-affrancazione-la.html; http://www.romatoday.it/politica/protesta-ingegneri-geometri-campidoglio.html
Fine condono mai – i tempi dei condoni al Comune di Roma
Stando al Secondo rapporto sul condono edilizio in Italia, realizzato dal Centro Studi Sogeea e presentato in Senato nel novembre 2019, sarebbero quasi 3 milioni di istanze di condono edilizio tuttora da definire, per la precisione 2.842.938, relative al provvedimento legislativo 47/85 varato dal Governo presieduto da Bettino Craxi, mentre alle leggi del 1994 e del 2003 (Governi Berlusconi) sono riconducibili rispettivamente 810.367 e 610.592 pratiche.
Sul fronte del numero delle istanze ancora da evadere per ciascun Comune, ovviamente la capolista è l’Amministrazione Romana che svetta incontrastata contandone ben 171.115.
Il problema della lentezza dell’evasione delle istanze nel Comune di Roma, tuttavia, era ben noto alle cronache già prima del Rapporto Sogeea.
Nel 2018, in ragione della insostenibilità della situazione, infatti, i geometri e gli architetti romani avevano organizzato una protesta al Campidoglio per rappresentare come l’inerzia dell’Amministrazione in merito, tra gli altri al problema condoni, stesse di fatto bloccando il mercato immobiliare., oltre che impedendo introiti nelle casse comunali pari a circa 1 miliardo di euro.
E la ragione, a dire il vero, è ben spiegata dalla denuncia presentata dal Tavolo della Libera Urbanistica di Roma, coordinato dall’architetto Francesco Sanvitto, in un lungo post sul social network Facebook circa la allarmante situazione relativa al Dipartimento di Programmazione e Attuazione Urbanistica del Comune di Roma (http://www.affaritaliani.it/roma/roma-urbanistica-morta-uffici-deserti-pratiche-ferme-da-due-anni-576367.html) (https://www.facebook.com/groups/libera.urbanistica/).
In particolare, stando a quanto osservato dal Tavolo, sembrerebbe che l’Amministrazione Capitolina abbia investito tutte le proprie risorse per accudire gli interessi delle imprese di prestigio (anche per il tramite di irregolarità e privilegi urbanistici accordati), omettendo, per converso, di occuparsi delle altre migliaia di pratiche che riguardano i cittadini.
Si è denunciata una rilevante se non ingiustificabile carenza di personale tecnico, causata da una mala gestio delle risorse (non solo umane) da parte del Comune di Roma.
Sembrerebbe, infatti, che ai plurimi trasferimenti e/o pensionamenti degli ultimi anni non siano seguiti i dovuti e necessari subentri, né che sia stata posta in essere una qualche misura atta a garantire la prosecuzione dei servizi e dei lavori all’interno degli uffici.
La conseguenza di tale inaccettabile noncuranza è quella raccontata (anche documentalmente) dal Tavolo nella denuncia: stanze di funzionari ormai in pensione con fascicoli accumulati sulla scrivania, negli armadi e sul pavimento. Pratiche, in sostanza, che sono destinate a rimanere invase ancora per lungo tempo a causa -esclusiva- dell’inerzia dell’Amministrazione, che, seppur consapevole della situazione e ancor più delle gravissime conseguenze che la stessa riverbera sulla collettività, ha omesso e continua ad omettere di intervenire.
Fonti: http://torri.romatoday.it/tor-bella-monaca/video-raggi-a-tor-bella-monaca-quatiere-diviso.html ; https://tg24.sky.it/roma/2019/12/12/protesta-case-popolari-roma; http://www.romatoday.it/politica/riscaldamenti-rotti-case–popolari-comune-roma-informazioni.html; http://tiburtino.romatoday.it/san-basilio/proteste-san-basilio-risposta-presidente.html; https://www.ilfaroonline.it/2020/02/10/maricetta-tirrito-morosita-case-popolari-di-via-gonin-pasticcio-della-raggi-va-azzerato-tutto/318362/; http://www.romatoday.it/politica/protesta-ingegneri-geometri-campidoglio.html; http://www.affaritaliani.it/roma/roma-urbanistica-morta-uffici-deserti-pratiche-ferme-da-due-anni-576367.html; https://www.facebook.com/groups/libera.urbanistica/
IL CAOS DEI BUONI PASTO E DEL BONUS AFFITTI PER L’EMERGENZA CORONAVIRUS
Anche per l’erogazione dei sussidi previsti per i soggetti in difficoltà a causa del Coronavirus, la Giunta Raggi è riuscita ad arrivare in ritardo, nonostante i fondi fossero stati già stanziati dalla Regione.
Secondo la Repubblica, sarebbero infatti 4700 i ticket accreditati elettronicamente tramite un’app sul telefonino degli aventi diritto. Mentre altri 5.100 cartacei sarebbero in arrivo. Intanto però moltissime famiglie che avevano fatto domanda i primi di aprile hanno passato la Pasqua con il frigo vuoto. Anche perché molte mail dei municipi si sono bloccate. A fronte delle oltre 50 mila richieste arrivate, evidentemente troppe per il sistema informatico del Campidoglio. Indubbiamente un pasticcio. Ma non ci sono solamente i ritardi nell’erogazione dei buoni e la difficoltà (incapacità?) ad accedere ai fondi regionali a tenere banco. Perché la gara per distribuire i buoni pasto se la sono aggiudicata i francesi della Edenred a scapito di un’azienda romana. Che già lavorava con il comune. E che ora ha visionato gli atti e chiesto l’intervento della Corte dei Conti. Secondo l’avvocato della Repas, la società uscita sconfitta dalla gara, i suoi clienti avrebbero offerto delle condizioni più vantaggiose. Per circa 500 mila euro. Così il comune avrebbe avuto 25 mila buoni spesa da 20 euro in meno da utilizzare per questa emergenza. Un eventuale danno erariale su cui la magistratura contabile adesso vuole fare piena luce.
Non meglio è andata sul fronte dei buoni per gli affitti. Mentre Rieti, Viterbo e Latina già pubblicavano gli avvisi legati alla delibera da 40 milioni approvata dalla giunta regionale, per sostenere chi ha perso il 30% delle entrate con il lockdown e ha un reddito lordo sotto i 28 mila euro, il Comune di Roma è rimasto inerte: non è stata ancora pubblicata alcuna call nonostante gli uffici della Regione abbiano messo subito in chiaro quanto fosse urgente stilare le graduatorie per assegnare il prima possibile gli aiuti. Perché a rischio, tra avvisi di sfratto e messe in mora, ci sono decine di migliaia di case in tutta la città. La questione potrebbe riproporsi con gli aiuti per gli affitti commerciali.
Fonti: http://www.romatoday.it/politica/buoni-pasto-comune-roma-bando-repas-edenred.html; https://www.romatoday.it/politica/buoni-spesa-ritardi-protesta-casal-bruciato.html; https://roma.repubblica.it/cronaca/2020/04/18/news/coronavirus_roma_caos_buoni_spesa_ricorre_al_tar_la_societa_esclusa_dal_campidoglio-254381892/; https://www.ilcaffediroma.it/articolo/66467/pioggia-di-pacchi-e-ticket-anticrisi
IL DISASTRO DELLE ALTRE MUNICIPALIZZATE – FARMACAP E IPA
A Farmacap, la municipalizzata che gestisce 45 farmacie comunali, la situazione è allarmante da tempo. La sindaca Raggi ha proceduto al licenziamento dell’ex direttore Simona Laing, e dei farmacisti filmati mentre rubavano, nonché denunciato l’allora commissario poi arrestato per turbativa d’asta. Ma non basta, da allora non si è poi proceduto a presentare i bilanci degli ultimi tre anni portando così l’azienda sull’orlo del fallimento (l’ultimo bilancio approvato è del 2016).
Anche all’Ipa, l’ente di previdenza dei dipendenti capitolini, la crisi è forte. Ma in questo caso l’amministrazione Raggi ha optato per la continuità: a giugno la sindaca ha riconfermato alla guida Fabio Serini, il manager finito a processo per l’affaire stadio assieme all’ex presidente di Acea Luca Lanzalone, considerato dall’accusa il “facilitatore” del progetto a Tor Di Valle. A Serini, la Procura ha contestato di aver ricevuto “importanti incarichi” in favore del suo studio legale.
Fonti: https://www.ilcaffediroma.it/articolo/59966/municipalizzate-lo-spettro-del-fallimento
LE OPERE INCOMPIUTE
L’immobilismo che ha caratterizzato l’Amministrazione di Virginia Raggi si è, come era prevedibile, riverberato anche sulle opere incompiute della città di Roma che, grazie al (mancato) intervento della Giunta Raggi, sono riuscite a rimanere tali per tutto il mandato della Sindaca.
Dalle Vele di Calatrava a Tor Vergata: 200 milioni spesi e 426 ancora necessari per un cantiere aperto nel 2005 e fermatosi dopo lo stop alla candidatura alle Olimpiadi 2024, alla nuova sede dell’Atac all’Eur: 100 milioni impegnati nel 2009 per un palazzo ancora in costruzione., per passare per le torri dell’Eur.
Senza dimenticare il restauro del Mausoleo di Augusto, progetto iniziato nel lontano 2007 e -ovviamente- non concluso sotto l’Amministrazione Raggi, ovvero la riqualificazione dello Stadio Flaminio, per il quale nel 2017 la La Getty Foundation di Los Angeles, all’interno del suo programmaKeeping It Modern, aveva assegnato il finanziamento di 161 mila euro e che, nonostante le promesse dell’Assessore allo Sport di conclusione della riqualificazione nel 2018 -prima- e nel 2019 -poi- ad oggi, ad oltre 6 mesi dall’ultima scadenza fissata, nulla sembra essersi mosso e lo scenario dello stadio Flaminio appare sempre più desolante.
Ancora, il Ponte dei Congressi e il Grab, fermo sulla carta dal 2016 e che se adesso fosse stato attivo avrebbe rappresentato una strada reale per muoversi su due ruote in maniera integrata e quasi integrale nella Capitale.
Fonti: https://www.scelgonews.it/roma-la-capitale-delle-grandi-opere-incompiute/; https://www.lastampa.it/roma/2020/05/09/news/roma-a-due-ruote-il-primo-tratto-delle-nuove-ciclabili-c-e-ma-il-grab-rimane-un-fantasma-1.38824868
LO STADIO DELLA ROMA
Sull’investimento privato più grande atteso in città, lo stadio dell’As Roma a Tor di Valle, l’operato dell’Amministrazione Raggi non ha dato risultati migliori.
Nell’ambito dell’operazione da circa 1 miliardo, l’Amministrazione ha dato inizio alla fase di definitivo stallo del progetto, dando indicazioni alla cordata imprenditoriale di ridurre le cubature, in quanto il progetto sarebbe stato, a parere del Comune, sovradimensionato.
A seguito tuttavia della diminuzione delle cubature sono dovute essere proporzionalmente dimezzate anche le infrastrutture a carico dei proponenti, con il dettaglio assolutamente non trascurabile che intorno a esse ruotava sia la fattibilità generale che la dichiarazione di interesse pubblico collegata alla proposta. In tal modo si è imboccato il vicolo cieco, che ha condotto alla sonora bocciatura contenuta nella relazione commissionata al Politecnico di Torino per le lacune in tema di mobilità, accessibilità e sostenibilità. I vaghi impegni per rafforzare l’offerta di trasporti pubblici, il nuovo asse stradale derivante dall’unione della via del Mare e della via Ostiense e il ponte dei Congressi – peraltro finanziato con risorse pubbliche e attualmente rinviato a data imprecisata -, sono stati giudicati ampiamente insufficienti, in un quadro caratterizzato dal rischio di “un’estrema congestione” fin dalla fase di cantierizzazione. Sono stati definiti indispensabili ulteriori interventi sull’ambito ferroviario (linee Roma Lido e FL1), sui percorsi protetti ciclo-pedonali e sulla gestione della sosta con i sistemi di trasporto intelligente, ancora lontani dall’essere tradotti in realtà. Nello stesso periodo restavano inascoltati gli appelli dell’ex assessore Berdini a scegliere altre aree meglio servite in zona Tor Vergata e Romanina, proprio adducendo come motivazione principale il timore per la richiesta di risarcimento in danno che i privati minacciavano di avanzare: quella che il parere dell’Avvocatura, probabilmente per questo scomparso dalla discussione pubblica fino all’entrata in scena della Corte dei Conti, considerava infondata.
Il progetto dello stadio poi, si è incagliato nella ben nota inchiesta giudiziaria riguardante le procedure adottate che ha visto coinvolto, tra gli altri, l’imprenditore Parnasi.
L’ULTIMO BILANCIO DI ROMA CAPITALE ED IL RECORD DI OVERSHOOTING
Il Campidoglio ha chiuso il 2019 con un nuovo record negativo, quello dei soldi non spesi: quasi 700 milioni di euro che non sono stati utilizzati per incapacità progettuale e ritardi burocratici. L’overshooting” sarebbe pari a quasi il 70 per cento del miliardo totale che lo scorso anno si doveva impegnare sugli investimenti per progetti con una valenza triennale. Normalmente, l’“overshooting” non superava mai il 30 per cento degli investimenti totali. Questa amministrazione è arrivata al 70%, cioè ad una cifra che porta alla paralisi.
E la Sindaca Raggi è riuscita a peggiorare la sua già pessima performance. Nel 2017 aveva lasciato inutilizzati 500 milioni e nel 2018 più di 380 milioni. Sommati ai 700 di quest’anno, si arriva a 1 miliardo e 580 milioni non spesi in tre anni.
È lunga la lista di opere saltate, o meglio rinviate, nel 2019. Soltanto guardando all’ultima variazione di bilancio approvata a fine novembre, svettano i 6,8 milioni di euro destinati al completamento per l’accesso della stazione Jonio della linea B1 della Metro, gli 1,4 milioni stanziati per la nuova sede del XV Municipio, gli 1,16 milioni che sarebbero serviti per avviare le nuova tramvia Cavour-Lanza e i 250mila per la futura funivia Battistini Casalotti. Sposati alle prossime annualità anche 800mila euro per la manutenzione straordinaria via Nairobi, i 722mila diretti alle strade del quadrante di Bravetta, i 515mila per la messa in sicurezza delle aree di superficie in via Como, i 510 per il restyling del parcheggio di scambio di Saxa Rubra o il mezzo milione per fermare lo sgretolamento delle Mura Aureliane.
La spiegazione di questo disastro la fornisce l’Oref, l’organismo di controllo dei bilanci capitolini. Nella relazione allegata al bilancio di previsione 2020-2022 scrive: “…è la non corretta programmazione a generare il ricorso a continue variazioni e il profilarsi di un overshooting”.
Fonti: https://www.ilmessaggero.it/roma/news/comune_bilancio_700_milioni_non_spesi-4960039.html
(ALCUNI DE)I PROCEDIMENTI PENALI DELL’AMMINISTRAZIONE RAGGI
Dopo il coinvolgimento di Paola Muraro nel processo Mafia Capitale e l’arresto di Raffaele Marra per corruzione, l’Amministrazione Raggi ha dovuto subire negli anni a venire altri duri colpi “giudiziari”.
A partire dall’arresto del presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito, sottoposto a misura cautelare per il reato, tra gli altri, di corruzione e l’indagine a carico di Daniele Frongia, anche lui accusato di corruzione nella prima tranche dell’inchiesta sullo Stadio per la Roma per aver consigliato l’ingaggio (mai formalizzato) di una sua conoscente a Luca Parnasi su richiesta dell’imprenditore, si è arrivati -finanche- al processo che ha visto coinvolta la stessa Raggi, poi assolta in primo grado nel novembre del 2018 per falso. Processo che, tuttavia, proseguirà in appello, con esiti ancora ignoti, a seguito dell’impugnazione della sentenza di assoluzione da parte della Procura.
Fonti: https://roma.repubblica.it/cronaca/2019/03/20/news/presunte_tangenti_a_marcello_de_vito_presidente_5_stelle_dell_assemblea_di_roma-222042969/; https://roma.repubblica.it/cronaca/2019/03/22/news/campidoglio_la_giunta_raggi_sotto_accusa_perde_il_decimo_assessore-222214924/; https://roma.repubblica.it/cronaca/2020/01/10/news/processo_nomine_il_16_marzo_appello_per_sindaca_raggi-245421426/; http://www.romatoday.it/cronaca/processo-raggi-marra-appello-quando.html; https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/20/marcello-de-vito-arrestato-il-presidente-m5s-del-consiglio-comunale-di-roma-corruzione-su-stadio-e-altri-progetti/5049598/