Negli ultimi giorni, Prime Video ha introdotto una novità significativa nel panorama dello streaming: l’inclusione di “limitati annunci pubblicitari” prima, durante e dopo il lancio dei contenuti. Questa decisione segna la fine di un’epoca e dimostra che l’utopia di un’esperienza completamente libera dalla pubblicità nel mondo dello streaming è irrealizzabile.
L’avvento delle piattaforme on-demand, inizialmente accolto come una rivoluzione nella fruizione dei contenuti televisivi, ha ora abbracciato la realtà della pubblicità. Questa transizione, da un modello completamente libero a uno misto, evidenzia la necessità delle aziende di garantire flussi di entrate adeguati per coprire i costi di gestione.
Sebbene molti utenti avessero sperato in un’esperienza priva di interruzioni pubblicitarie, la realtà si è dimostrata diversa. Ora, per evitare la pubblicità su Prime Video, gli abbonati dovranno pagare un sovrapprezzo mensile di 1.99 euro, oltre al costo dell’abbonamento annuale di 49.99 euro.
Questa evoluzione del mercato dello streaming ricorda la celebre affermazione di Silvio Berlusconi sulla televisione: “È tutto quello che sta intorno alla pubblicità”. L’utopia di un’esperienza pura e priva di pubblicità sembra sempre più distante, mentre il mondo dello streaming segue il percorso della televisione tradizionale.
Questa decisione riflette una tendenza più ampia nel settore dello streaming, dove la pubblicità si rivela sempre più cruciale per garantire un’adeguata copertura dei costi di produzione e distribuzione dei contenuti.