L’Associazione Utenti Dei Servizi Radiotelevisivi ha ricevuto una email di una mamma che purtroppo lamenta le difficoltà ed i dolori giornalieri che patisce una famiglia con un bimbo di 3 anni gravemente ammalato e disabile. Difficoltà che mettono in luce anche le gravissime carenze in termini di assistenza e cura e che si traducono in drammi familiari.
Chi scrive racconta di una famiglia che durante e dopo il Covid ha trovato nel web e nei social una “vita” parallela ma al tempo stesso un luogo che spesso aggrava il malessere. La mamma ha scritto alle associazioni del CNCU ed anche a noi perché ha ritenuto giusto chiedere ad AGCOM, Antitrust, Garante Privacy e Garante dell’infanzia di intervenire descrivendo “Un contesto social in cui dinanzi a tanta esibizione ci si sente ghettizzati, isolati, quasi discriminati solo perché un bimbo come Edoardo comporta tutto l’opposto rispetto lo “splendore”, la stravaganza e l’opulenza ostentata da molti influencer e personaggi famosi… una madre che come tante deve quotidianamente affrontare il difficilissimo compito di come educare i propri bimbi al web non può non contestare l’assoluta libertà che sfocia in assenza di regole che consentono di trasformare un business (perchè tale è) in un comportamento fortemente diseducativo ed emulativo”.
La mamma chiede di intervenire e lo fa con pudore ma anche convinzione perché sa quanto sia oggi necessario imporre cautele reali a tutela dei bimbi chiedendo che vengano “adottati provvedimenti per non legittimare un sistema elitario, discriminatorio, quasi ghettizzante che ad oggi offre il web in cui è lecito tutto purchè conforme a dei parametri o forse clichè ma che diverrebbe quasi offensivo, oltraggioso se non addirittura biasimevole, censurabile, disdicevole, disonorevole, indegno, riprovevole, vituperevole, spregevole o turpe.”
La signora con umiltà scrive “Sono una mamma che non vuole postare video o foto di un bimbo gravemente malato, ma non voglio neanche postare nulla dell’altro mio figlio, perché al tempo stesso non voglio che il web e chi controlla il web possano far passare un messaggio in base al quale se è bello e se fa “mi piaci” o “follower” allora tutto diventa lecito, perché così potrebbe divenire lecito anche postare un video di una realtà questa sì spregevole, censurabile (ma nei confronti del destino), quale quella di un bimbo di neanche tre anni buttato in un letto, tra mille farmaci che nessuno fa effetto e l’infinita tristezza (che domani diverrà peso esclusivo perché la legge sul “dopo di noi” è solo carta) di un fratello che desiderava avere un compagno di giochi e non un malato gravissimo in casa!!!
La mamma chiede “…. di dire basta a comportamenti imposti a bimbi pur di postare foto o video accattivanti. Nel singolo gesto purtroppo si nascondono infiniti effetti che per la capacità divulgativa dei social possono avere infinite ripercussioni.”
L’associazione non lascerà lettera morta questa testimonianza perchè condivide l’invito della mamma “Io scrivo perché è dovere di ogni genitore lottare per restituire ai nostri figli un futuro ed una vita in cui la realtà sia la vita reale ed in cui il diverso divenga parte degli altri, in cui l’inclusione non sia solo l’opposto di esclusione”.
Progetto finanziato dal Mise, Legge 388/2000 Anno 2021