DANNI ALLA SALUTE PERMANENTI CORRELATI ALL’ESPOSIZIONE ALL’INQUINAMENTO AMBIENTALE CAUSATO DALL’EX ILVA DI TARANTO? RICHIEDI IL RISARCIMENTO DEL DANNO!

Dalla parte dei cittadini di Taranto: parte l’iniziativa per tutelare i residenti e chiedere un adeguato risarcimento per il danno alla salute prodotto dall’ILVA!

I FATTI

Da anni ormai il Governo italiano è sotto la lente d’ingrandimento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per la problematica del risanamento ambientale dell’impianto siderurgico ex ILVA.

Nel frattempo, l’inquinamento causato dalla la più grande acciaieria d’Europa continua a provocare danni alla salute ai cittadini di Taranto.

Il 5 aprile 2022, la Corte è intervenuta nuovamente sulla questione (case Ardimento et el), affermando che “La Corte desidera ribadire che l’opera di risanamento dell’impianto e dell’area interessata dall’inquinamento ambientale è di primaria e urgente importanza e che il piano ambientale approvato dalle autorità nazionali, che contiene l’indicazione delle misure e delle azioni necessarie a garantire la protezione ambientale e sanitaria della popolazione, deve essere attuato al più presto”, e dunque stabilendo come  “il diritto dei ricorrenti al rispetto della vita privata e il loro diritto ad un ricorso effettivo”, valori protetti dagli artt. 8 e 13 della CEDU, “siano stati violati in questo caso” [1].

E’ pertanto pacifico che sia stato accertato: 1) il nesso causale tra le emissioni prodotte dall’impianto ILVA e i danni subiti dalla popolazione 2) il ritardo perpetuo delle autorità nazionali a porre rimedio all’inquinamento e, infine, 3) la illegittima continua postergazione degli interventi ambientali necessari per rendere salubre l’ambiente da parte dell’amministrazione e del governo.

In questo contesto ogni cittadino di Taranto che abbia subito un danno alla salute causato dall’inquinamento ambientale prodotto dall’impianto siderurgico dell’Ex ILVA può agire in giudizio per domandare i danni patrimoniali e non patrimoniali subiti facendo valere proprio il vincolo che discende dalla sentenza CEDU. Ai fini dell’azione giudiziale è necessario essere in possesso di perizia medico – legale che accerti il nesso causale tra il danno alla salute riportato e le emissioni causate dall’ex ILVA.

 

L’AZIONE DEL CODACONS E ASSOURT

Il Codacons e AssoURT hanno deciso di valutare le posizioni dei singoli danneggiati dall’inquinamento causato dall’ex ILVA ai fini di un’eventuale azione risarcitoria. Pertanto, l’Associazione mette a disposizione un modulo di pre-adesione con il quale chi ha riportato danni alla salute a causa – presumibilmente  – dell’inquinamento causato sul territorio della città di Taranto dall’impianto siderurgico può segnalarlo, senza alcun costo e senza impegno, allegando adeguata documentazione sanitaria. Il team medico – legale del Codacons valuterà la segnalazione e fornirà riscontro, comunicando, ove ricorrano i presupposti, la possibilità di effettuare la necessaria perizia con gli esperti del Codacons e AssoURTe i relativi costi. I danni per i quali potere agire legalmente rilevano qualora abbiano un effetto cancerogeno diretto dei minerali di AMIANTO, peraltro dose-dipendente (mesoteliomi, tumore del polmone, della laringe, del faringe, dello stomaco, dei reni, della vescica…..) o un effetto sulla salute indiretto (polveri sottili) con tutte le patologie asbesto (o amianto) – correlate (broncopatie, asbestosi, pneumoconiosi, stati asmatici…..). Per potere valutare ogni caso compiutamente, si richiede attraverso la compilazione del modulo QUESTIONARIO predisposto sotto, di redigere una breve cronistoria dettagliata e familiare inerente la persona che ritiene di avere subito il danno alla salute a causa dell’inquinamento ambientale, unitamente, si ribadisce, alla documentazione medica (disponibile) del caso. Una volta effettuata la perizia,  e nel caso in cui questa confermi il nesso causale tra l’inquinamento causato dall’impianto siderurgico e il danno alla salute subito,  il segnalante potrà liberamente decidere se agire per il risarcimento con il Codacons e AssoURT, alle condizioni che verranno comunicate, o con un legale di sua fiducia.

PER ADERIRE

Per pre-aderire gratuitamente, senza impegno, all’iniziativa, clicca qui: sarai ricontattato dai legali dell’associazione laddove dalla segnalazione ricevuta emergano i presupposti per la richiesta di risarcimento e la redazione della necessaria perizia medico – legale. La pre-adesione non comporta l’obbligo né il diritto a procedere con l’azione risarcitoria. La segnalazione e la documentazione allegata verrà attentamente valutata dai legali e dai medici incaricati dal Codacons e AssoURT.  [1] Già con la sentenza del 24.1.2019 dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo – “affaire Cordella et autres c. Italie” – 180 persone residenti del Comune di Taranto, in relazione al grave inquinamento che insiste sul comune a causa dell’impianto siderurgico ILVA, hanno “Denunciato gli effetti delle emissioni dell’impianto siderurgico dell’Ilva de Taranto sulla loro salute e sull’ambiente, i ricorrenti hanno denunciato, tra l’altro, una violazione dei loro diritti alla vita, al rispetto della loro vita privata….. (Articoli 2, 8 e 13 della Convenzione)”. La Corte ha stabilito che “studi epidemiologici hanno dimostrato un legame tra le particelle emesse dall’impianto e il tasso di mortalità della popolazione, che è molto più alto nell’area interessata rispetto a quello osservato in altre zone della città”. Infatti, tutti gli studi dal 97 ad oggi confermano il nesso causale tra le emissioni provocate dall’impianto e disturbi dell’apparato respiratorio e cardiovascolare.  Ad esempio viene citato il rapporto sentieri “23. Secondo il rapporto SENTIERI 2014, il tasso di mortalità nell’INS di Taranto era generalmente superiore alla media regionale per uomini, donne e bambini. 24. Secondo lo stesso rapporto, il numero di ospedalizzazioni per tumori e patologie del sistema cardiocircolatorio era anche più elevato rispetto alla media regionale”.

Inoltre si osserva “Studio di coorte sugli effetti delle esposizioni (ambientali e lavorative) sulle patologie e la mortalità della popolazione residente a Taranto, agosto 2016 (“studio di coorte”) 25 . Guidato dal Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio, ARPA, Centro sanitario e ambientale pugliese e ASL (Agenzia Sanitaria Locale) di Taranto, lo studio di coorte ha interessato 356 persone residenti nei comuni di Taranto, Massafra e Statte tra il primo e il secondo   Gennaio 1996 e 31 dicembre 2010. 26 . Questo studio ha dimostrato un nesso causale tra l’esposizione a PM10  e a SO 2  di origine industriale, grazie all’attività produttiva dell’azienda Ilva, e l’aumento della mortalità per cause naturali, tumori, reni e malattie cardiovascolari tra i residenti.7. Relazione sul registro dei tumori di Taranto 2016 per gli anni 2006-2011 27. Il rapporto del Registro dei Tumori di Taranto 2016, che ha fatto seguito a un primo studio nel 2014, ha confermato una maggiore incidenza di tumori neoplastici a Taranto rispetto al resto della provincia, incluso il cancro di Taranto stomaco, colon, fegato, polmone, rene, vescica, tiroide, seno, utero e prostata”.

La Corte osserva che le Autorità italiane sono bloccate nell’attuare gli interventi necessari “171. Il fatto è che la Gestione da parte delle Autorità Nazionali delle questioni ambientali connesse all’attività produttiva dell’Azienda Ilva di Taranto è oggi bloccata. 172. La Corte non può che constatare che il prolungamento di una situazione di inquinamento ambientale che mette in pericolo la salute dei richiedenti e, più in generale, quella dell’intera popolazione residente nelle aree a rischio, che rimane, nello stato attuale, privata delle informazioni sullo stato di avanzamento del risanamento del territorio in questione, in particolare per quanto riguarda i termini per l’attuazione dei relativi lavori173. Alla luce di Quanto precede la Corte osserva che le Autorità Nazionali non hanno adottato tutte le misure necessarie per garantire la tutela effettiva del diritto delle persone interessate al rispetto della loro vita privata……di conseguenza, c’è stata una violazione dell’articolo 8 della Convenzione in questo caso”. La sentenza del 2022 fa proprie le conclusioni già rassegnate nella sentenza Cordella, la Corte evidenzia che non può rassegnare conclusioni diverse “sulla fondatezza delle denunce dei ricorrenti”. Osserva la Corte: “ La Corte nota anche che la procedura di esecuzione della sentenza Cordella…è pendente davanti al Comitato dei Ministri. Dal verbale della sua 1398a riunione (DH 9 – 11 marzo 2021) risulta che le autorità nazionali non hanno fornito informazioni precise sull’effettiva attuazione del piano ambientale, essenziale per garantire che il funzionamento dell’acciaieria non continui a presentare rischi per la salute”. È appena il caso di ricordare in proposito che i giudici nazionali sono tenuti ad operare coerentemente alla giurisprudenza della Corte di Strasburgo. La Corte Costituzionale spiega che i Tribunali “sono soggetti all’interpretazione della Corte di Strasburgo” (così la sent. n. 39 del 2008); ed esplicitamente afferma che non solo ai giudici comuni, ma anche alla stessa Corte costituzionale «è precluso sindacare l’interpretazione della Convenzione europea fornita dalla Corte di Strasburgo, cui tale funzione è stata attribuita dal nostro Paese senza apporre riserve» (così la sent. n. 311 del 2009, e analogamente le sentt. n. 317 del 2009 e n. 93 del 2010).

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Finanziato dal MiSE. Legge 388/2000 – ANNO 2021

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